Tempo di vacanze: cosa c’è di meglio di un post naturalistico, soprattutto se conferma un sospetto che abbiamo sempre avuto, e cioè che meno aggressività fa vivere più a lungo?
E dunque. Me ne stavo gironzolando senza meta nel web quando sono inciampata in questo articolo su Phys.org: “Uno studio sulle tartarughe mostra come la differenza nella durata della vita tra maschi e femmine è dovuta alle tendenze aggressive” dedicato ad una ricerca sul comportamento del regno animale, nel caso specifico, serpenti e tartarughe, che apre un nuovo fronte per la ricerca che tenta di capire:
come mai gli uomini vivono di meno delle donne.
L’argomento è infatti spinosissimo, dal momento che pare non basti il dominio politico ed economico planetario per far raggiungere agli uomini l’obiettivo in fondo più importante: vivere più a lungo.
Ad oggi infatti le donne, pur dovendo aspettare 108 anni prima di raggiungere la parità economica, sociale e politica con gli uomini (Global Gender Gap Report, 2018), continuano a vivere più a lungo. In Italia, ad esempio, 85,2 anni contro gli 80,8 degli uomini (Istat, 2018).
Capirete che la cosa, in un certo senso, possa dare fastidio. E quindi giù di studi e ricerche per cercare di dimostrare cose che, spesso basterebbe il buon senso a capire. Ma tant’è, se lo dice la scienza, stiamo tutti più tranquilli, vero?
E quindi vediamo ora questa ricerca “rivelatrice” sul comportamento di una specie di serpenti , detti kukri, che vivono in un’isola di Taiwan, Orchid Island.
Le femmine di questa specie sono stanziali nelle spiagge dove trovano le uova di tartarughe per.. ehm… saziarzi, diciamo. E proprio perché tocca a loro questo lavoraccio di trovare il cibo, sono molto, ma molto aggressive e battagliere e, soprattutto, vivono molto meno dei maschi della loro specie.
Il collegamento tra comportamento aggressivo e vita più corta delle femmine kukri non si è potuto spiegare scientificamente per diverso tempo, finché non è arrivata una tempesta provvidenziale che ha impedito alle tartarughe di depositare le loro uova in una spiaggia, ma non in quella vicina.
Lo studio del comportamento delle kukri nel nuovo habitat senza cibo, comparato con quello attiguo che è rimasto invece inalterato, ha finalmente permesso di dimostrare che – meraviglia! – la vita delle kukri, pur dovendosi trovare adesso il cibo con maggiore difficoltà anche al di fuori della spiaggia, si è allungata, non solo a causa del numero minore di vittime “in battaglia”, ma soprattutto a causa della diminuzione dello stress da competizione.
Da questa storia possiamo quindi trarre alcune conclusioni molto importanti:
Intanto, i mari esotici sono favolosi ma, magari, attente a scegliere le spiagge, che le kukri serviranno pure alla ricerca, ma meglio se a prendere il sole in certi posti ci vanno gli/le scienziati/e
Poi, massimo rispetto e ammirazione per gli/le studiosi/e del regno animale. Bisogna essere proprio animati dal sacro fuoco per passarsi le giornate in spiagge meravigliose acquattati dietro un cespuglio a spiare rettili con il binocolo.
Ma soprattutto, ora è chiara la strada maestra da seguire per gli uomini che ambiscono a vivere più a lungo.
Molti uomini, i meravigliosi maschi beta, hanno già capito come si fa: li potete riconoscere per la capacità di incontro, di dialogo, di cooperazione, una certa dimensione pacifica e pacificante che si coglie al volo.
Essere maschio beta è già di per sé bellissimo e molto apprezzato, ma, soprattutto, conviene. Se il livello di istruzione può essere preso a riferimento in generale per un comportamento più civile e meno aggressivo, sia per le donne che per gli uomini, possiamo anche trovare una conferma statistica: secondo l’Istat (2014), infatti, tra i livelli di istruzione più bassa gli uomini vivono 5,3 anni in meno delle donne, tra i livelli di istruzione più alta la differenza di accorcia a 3,7 anni.
Per gli altri uomini, gli ancora troppi maschi alfa e le loro versioni degenerate, mi spiace, ma c’è ancora molto da lavorare. E qui ci riferiamo non solo agli uomini aggressivi nelle forme più violente (pensiamo agli uomini che hanno agito violenza contro i 6 milioni di donne) ma anche in quelle forme di aggressività quotidiana considerata socialmente “sopportabile”, tipo il capo che ti stracciona, il fidanzato/marito/compagno/padre che sbrocca, il collega che sgomita, ecc. E non apriamo il discorso sulla violenza verbale e social dei leoni da tastiera per non dire di certi nostri governanti.
Certo, possiamo immaginare come non sia facile abbandonare il modello del maschio Alpha, coltivato in saecula et saeculorum di battaglie, guerre e contese, fino al punto da diventare un tratto quasi identitario.
Ma, per l’appunto, ricordiamo che nei saecula et saeculorum gli uomini morivano come mosche. Se oggi è certamente molto difficile che si possa morire in guerra in un paese occidentale, lo stress prodotto dal comportamento aggressivo però rimane comunque e fa molto, ma molto, male alla salute, come ci insegnano le kukri.
Quindi, appello a voi tutti, uomini Alpha: se volete vivere più a lungo, meglio che vi diate una calmata e prendiate i maschi beta come role model.
Perché sennò, a continuare così, camperete di meno. #sapevatelo!