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I volti della lotta contro la crisi climatica

di Federica Gentile | 28 Gennaio 2020

Vanessa Nakate e attivisti per l'ambiente ritratti a Davos.
 [Markus Schreiber/AP]

La scorsa settimana l’Associated Press ha pubblicato una foto di giovani attivisti e attiviste, tra cui Greta Thunberg, a Davos. Si tratta di una foto di gruppo di giovani che sono impegnati da tempo nel movimento contro la crisi climatica globale, e ha scatenato le giuste proteste di Vanessa Nakate , un’attivista per la protezione dell’ambiente ugandese che è tagliata dalla foto quando è stata pubblicata la prima volta. A lei si sono unite altre voci di protesta sui social media, inclusa Greta Thunberg; l’Associated Press ha sostituito la foto includendo la Nakate, ed ha infine – dopo qualche giorno – chiesto scusa.

Ora, ammettiamo la buona fede dell’Associate Press, che per qualche misterioso motivo non ha incluso il volto dell’attivista in una prima pubblicazione, e guardiamo al valore simbolico della foto. Gli attivisti e le attiviste di colore hanno molta meno visibilità di quelli bianchi, in generale. Nell’ultimo anno Greta Thunberg è diventata il volto della protesta contro la crisi climatica, e sicuramente se lo merita, ma altri attiviste ed attiviste di colore svolgono da anni un lavoro altrettanto meritorio per la protezione dell’ambiente e non hanno la stessa visibilità, insomma, Non c’è solo Greta Thunberg.

Le voci di persone che appartengono a minoranze etniche, o che non sono europee o nordamericane fanno fatica ad emergere, e i loro volti ed opinioni non sono al centro del dibattito sul clima, come invece dovrebbe essere; infatti le comunità povere e di colore sono infatti quelle più colpite dal razzismo ambientale, e le comunità indigene sono in prima fila nella lotta contro il cambiamento climatico, in tutto il mondo.

Nel caso specifico dell’Africa, da dove viene Vanessa Nakate, si tratta d un continente estremamente vulnerabile dal punto di vista climatico; come riportato da Time Magazine, sui 10 paesi più a rischio per via del cambiamento climatico, 9 sono africani. Il che appare piuttosto ironico, dato che l’Africa contribuisce molto poco alla crisi climatica. Stati Uniti, Europa e Cina sono infatti responsabili per la maggior parte delle emisissioni di Co2. Secondo la World Bank una persona media che vive in Africa subsahariana produceva circa 0,8 tonnellate metriche di CO2 nel 2014, contro le 6,4 dell’europeo/a medio/a e le 16,5 tonnellate metriche per l’americano/a medio.

Una foto con una persona tagliata sembra poca cosa, ma Vanessa Nakate rappresenta il volto di tutti coloro che sono i più colpiti dalla crisi climatica, e la cui voce è troppo spesso ignorata.