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Un Governo condominiale (ma c’entrano anche le donne)

di Giovanna Badalassi | 4 Settembre 2019

E finalmente abbiamo un Governo, nuovo di zecca (si fa per dire..). Dopo un agosto caldissimo in ogni senso, tra sceneggiate, ricatti, silenzi, ripicche, insulti, insomma, tutto il repertorio adolescenziale al quale siamo oramai abituati, arriva un Governo che già definire normale ci pare un miracolo.

Riconosciuto questo merito, vedremo alla prova dei fatti come andrà avanti la Legislatura. Certo bisognerà rammendare parecchi strappi, cambiare linguaggio, sedare, tranquillizzare un’opinione pubblica in parte spaventata in parte ancora sulle barricate, varando allo stesso tempo una delle finanziarie più pesanti di sempre.

Saranno in grado?

Non lo sappiamo. Pensando a come è nato questo Governo e scorrendo i nomi l’impressione che se ne trae è quella di un condominio: comunità di persone che non si è scelta, obbligata dal luogo e dalle circostanze alla convivenza, si spera civile. Troviamo infatti nella lista dei/delle Ministri/e un patchwork di curricula e di storie che ci fa scorgere allo stesso tempo personalità di alto valore e forti competenze assieme a figure sbiadite, se fedeli o miracolate fate voi, con il risultato che alcuni Ministeri viaggeranno efficienti, rapidi e veloci, altri, se siamo fortunati, staranno fermi o, ahimè, faranno danni.

Basterà? Pensiamo di sì, ma basterà giusto per tenerci a galla.

Altra cosa è se invece speriamo che questo possa essere un Governo in grado di proiettare l’Italia nel futuro, di affrontare i nostri grandi problemi strutturali e le sfide epocali che abbiamo di fronte. Di solito infatti nei condomini si cerca di convivere civilmente (e non sempre ci si riesce), non ci si pone la mission di salvare l’ottava potenza economica mondiale dal disastro incombente.

E’ una situazione che non è la colpa di nessuno o forse, piuttosto, lo è di tutti.

Questo Governo rappresenta infatti il secondo tentativo di una Legislatura frutto di elezioni durante le quali nessuna delle parti politiche ha saputo proporre al paese una vera visione, ma in troppi hanno cercato di procacciare voti con promesse insostenibili su alcuni provvedimenti-bandiera.

Tutti hanno avuto paura di dire la verità già in campagna elettorale,

di  proporre soluzioni reali ai problemi strutturali dai quali originano le diseguaglianze nel nostro paese, e cito in ordine sparso: il debito pubblico, l’eccessiva burocrazia, la corruzione, le mafie, l’evasione fiscale, il nepotismo, l’analfabetismo funzionale, la povertà, il disagio sociale, e via così. Certo, per una simile proposta politica ci sarebbe dovuta essere una buona dose di fiducia in un elettorato maturo, troppi hanno invece preferito invece rivolgersi all’elettorato più infantile e credulone, o forse solo meno informato, che si è bevuto la visione di un paese della cuccagna nel quale si può continuare a spendere e ad evadere senza mai pagare pegno.

Una legge elettorale orribile ha poi fatto il resto.

Oggi ci ritroviamo quindi così, con un Governo messo insieme di corsa, sulla base di un programma di 25 punti di una banalità talmente disarmante che alla fine non dice niente.

E poi ci sono anche le Ministre, un po’ subite con insofferenza, proprio perché non le si può più evitare.

I tempi e la pressione pubblica e mediatica forse sono serviti, almeno per un risultato quantitativo di 7 donne ministro su un totale di 21, il 33%. Anche per loro, comunque, stesso schema degli uomini: donne capacissime e prestigiosissime assieme ad altre più fedeli che competenti. L’unico elemento comune che si può osservare è che tutte le nuove Ministre sono il risultato di percorsi e carriere individuali cresciute all’interno di contesti maschili nell’ambito dei quali sono state selezionate. Nessuna di queste Ministre ci pare rappresentare un movimento di donne, nessuna è sostenuta da un qualsivoglia visione politica votata da un elettorato femminile e/o femminista. E’ lecito quindi immaginare che la loro azione di governo non si discosterà molto da quella che avrebbe potuto fare un collega uomo, se non, forse, per un maggiore garbo, se proprio vogliamo anche noi cedere agli stereotipi. Ed è giusto così, alla fine. Come abbiamo già detto in un altro nostro post, si tratta della sottile differenza tra donne di potere e femministe di potere.

Non aspettiamoci quindi che questo Governo di donne e di uomini farà chissà che e accontentiamoci, per ora.

Intanto, però, sarebbe bene che noi donne usassimo il tempo che rimane prima delle prossime elezioni per capirci almeno tra di noi e comprendere se la metà dell’elettorato del paese che rappresentiamo è in grado di trovare un minimo comune denominatore che ci unisca tutte, oltre le battaglie femministe identitarie sui nostri diritti.

Chiediamoci se siamo capaci di proporre una nostra visione di paese, prima ancora di contribuire a costruirlo.

E, credete, ve n’è un gran bisogno. Non vi è dubbio infatti che, come sta succedendo negli altri paesi occidentali, per rilanciare il paese dal punto di vista politico, economico e sociale occorra passare attraverso una proposta innovativa in grado di rappresentare anche la nostra differente esperienza di vita in ogni ambito della vita pubblica.

L’Italia non sarà infatti certamente un paese per donne, ma non lo è neanche per i bambini/e e gli anziani/e, per i/le disabili o i/le poveri/e e i/le disoccupati/e, per gli/le onesti/e e i/le capaci, gli/le LGBT, ancor meno per gli/le immigrati/e.

Andate per differenza e pensate a chi ci vive e prospera bene, in questo paese. E riflettete.

Fonte foto: https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Chigi#/media/File:Palazzo_Chigi_-_Roma_(2010).jpg