Alla fine di una settimana che ha visto milioni di giovani nel mondo e in Italia mobilitarsi il Global Climate Strike, è anche importante ricordare – senza nulla togliere a Greta Thunberg – che ci sono molte altre giovani attiviste che come lei stanno combattendo per cercare di assicurare un futuro al pianeta e a cui non viene data la stessa visibilità.
Isra Hirsi, di Minneapolis, ha sottolineato come lavorare nei movimenti di protezione per l’ambiente significa spesso non vedersi rappresentata: benchè infatti le comunità di colore negli USA e nel mondo siano quelle che più soffrono per gli effetti dell’inquinamento e del riscaldamento globale, la maggioranza di attiviste e attivisti a cui viene data visibilità sono bianchi – come osserva Isra: le voci delle persone di colore e di chi è povero vengono raramente rappresentate e la leadership nei movimenti ambientalisti è spesso in maggioranza bianca.
Autumn Peltier, canadese della First Nation Wiikwemkoong, è impegnata nella protezione del diritto al’acqua per le popolazioni indigene. Ha recentemente parlato dalla Nazioni Unite, enfatizzando il legame tra la terra e l’acqua, condividendo la prospettiva indigena per cui le persone sono coloro che si devono prendere cura del pianeta. E ha richiamato l’importanza di essere una buona antenata: “Un giorno, sarò un’antenata, e voglio lasciare un’ eredità per i miei bisnipoti, affinchè sappiano che ho lavorato duramente affinchè loro abbiano un futuro”. Autumn è stata nominata per l’International Children’s Peace Prize 2019.
Artemisa Xakriabá vive in Brasile e ha sottolineato come le comunità indigene siano colpite più di altre dal cambiamento climatico. A new York, durante il Global Climate Strike ha dichiarato:“combattiamo per Madre Terra perchè la lotta per madre terra è la madre di tutte le lotte…Stiamo lottando per le vostre vite, stiamo lottando per le nostre terre sacre. Ma siamo perseguitati, uccisi, solo perchè proteggiamo i nostri territori”.
Proteggere l’ambiente è peraltro un lavoro pericoloso, se la Thunberg è oggetto di attacchi sul web, sono parecchi coloro che invece perdono la vita in altre parti del mondo: nel 2018 Global Witness ha riportato 164 omicidi di attivisti e attiviste impegnati/e nella protezione dell’ambiente dagli interessi di industrie quali quella mineraria ed estrattiva.