Il titolo di questo post non è una metafora , ma fa riferimento ad un paper pubblicato recentemente che rileva che gli uomini tendono ad indossare le mascherine in pubblico meno delle donne – nel caso in cui l’uso delle mascherine sia opzionale.
Quando invece l’uso è obbligatorio, fortunatamente le differenze di genere nell’uso delle mascherine scompaiono. Tuttavia, quello che rimane costante è il disagio di molti uomini associato alla necessità di coprirsi il volto per evitare o quanto meno rallentare la diffusione del Coronavirus.
Secondo quanto riportato dall’autrice e dall’autore del paper, negli USA più uomini che donne non si trovano d’accordo con l’affermazione “coprirsi la faccia è cool” e invece si trovano più delle donne d’accordo con la frase “coprirsi la faccia è un segno di debolezza”; non solo, più uomini che donne affermano che “lo stigma associato al coprirsi il viso impedisce loro di indossare una maschera o qualche forma di protezione del viso tanto quanto dovrebbero”. Un sondaggio Gallup citato dal New York Post riporta inoltre che il 29% degli uomini ha affermato di essere sempre uscito di casa con una maschera negli ultimi 7 giorni, contro il 44% delle donne.
Questo succede non perchè gli uomini siano diaboliche creature decise a diffondere il Covid-19, ma per via di una determinata concezione della mascolinità per cui un “vero uomo” non ha debolezze. Michael Kimmel, nel suo articolo “Masculinity as homophobia” rileva come la mascolinità sia un “homosocial enactement” il che significa che lo status di “uomo” viene riconosciuto (e sottratto) ad un altro individuo da altri uomini. Kimmel scrive “Altri uomini: siamo sotto l’attento scrutinio di altri uomini. Gli altri uomini ci guardano, ci classificano, e ci danno l’accesso al regno della mascolinità”. Lo status di uomo, nella prospettiva di Kimmel, non è permanente, e l’accusa di essere “debole” è un modo in cui questo status di uomo può essere sottratto ad un individuo.
Ne consegue tra le altre cose che gli uomini tendono più delle donne ad adottare comportamenti rischiosi per la salute; come per esempio non indossare le mascherine durante una pandemia. Oltretutto, il rifiuto di apparire vulnerabili e di proteggere se stessi e la comunità si scontra con la realtà dei fatti, per cui gli uomini hanno una maggiore probabilità di morire per via del Covid-19 rispetto alle donne.
Trump è l’esempio più tragico e dannoso di questa versione di mascolinità (che in generale si associa soprattutto agli uomini bianchi). Di fatto Trump si rifiuta di indossare una mascherina e la sua decisione è stata commentata positivamente da un giornalista conservatore in termini che rivelano quanto la vulnerabilità ad un virus sia off limits per i veri uomini: ”L’immagine di Donald Trump che indossa una maschera mentre compie il suo dovere, dietro la sua scrivania, o nella briefing room della Casa Bianca, diventerebbe una drammatica immagine di debolezza”.
E’ ironico e drammatico che aderire ad un ideale dannoso di mascolinità per paura di essere vulnerabili invece aumenti la vulnerabilità al Coronavirus non solo a livello individuale, ma anche sociale.