Ormai lo sappiamo da un po’: i sintomi dell’infarto sono diversi per le donne e le donne soffrono più degli uomini di malattie autoimmuni e di Alzheimer. Non solo, le donne tendono ad ammalarsi maggiormente, quindi consumano più farmaci e sono più soggette a reazioni avverse. Dati Eurostat per il 2021 hanno rilevato che il numero di anni di vita in buona salute alla nascita è stato stimato a 64,2 anni per le donne e 63,1 anni per gli uomini nell’UE, ovvero circa il 77,4% e l’81,7% dell’aspettativa di vita totale per donne e uomini.
Tuttavia, la sperimentazione dei farmaci e i dosaggi consigliati sono tarati sugli uomini, non prendendo in considerazione il fatto che uomini e donne metabolizzano in modo diverso i principi attivi dei farmaci, e che gli effetti collaterali possono essere particolarmente pronunciati per le donne. Anche gli studi sui dolori cronici – che riguardano nel 70% dei casi le donne – sono condotti per l’80% sugli uomini.
Non solo non vengono prese in considerazione le differenze di genere: non si prendono neanche in considerazione le differenze dovute all’origine etnica; negli USA per esempio il tasso di mortalità materna delle donne afroamericane è 3-4 volte superiore a quello delle donne bianche.
Per questo motivo è importante aumentare la partecipazione delle donne alle sperimentazioni cliniche e agli studi di ricerca, per garantire che le cure ed i farmaci tengano in considerazione le differenze tra uomini e donne. Al fine di ovviare a decadi durante le quali di questo problema è stato più o meno ignorato la Casa Bianca ha avviato recentemente un’iniziativa, voluta da Jill Biden, che ha richiesto a vari enti che si occupano di salute di inviare mandare le loro proposte di azioni concrete alla Casa Bianca.
Non si tratta di un’iniziativa di un’inziativa particolarmente stringente, specialmente di fronte ad un problema tanto vasto. Per esempio, The Guardian riporta che persino per il farmaco per il diabete semaglutide, (Wegovy, Ozempic e Rybelsus) che può aiutare le persone obese a peso velocemente e può curare le malattie cardiache, è impossibile determinare se abbia un effetto diverso sulle donne: “[…] nessuno degli studi – pubblicati su prestigiose riviste mediche come il New England Journal of Medicine e il Journal of the American Medical Association (JAMA) – fornisce dati separati su uomini e donne.”
Nel nostro paese, nel 2019 è stato approvato il Piano per l’applicazione e la diffusione della medicina di genere sul territorio nazionale firmando il decreto attuativo relativo alla Legge 3/2018; con l’approvazione di questa legge l’Italia è stata il primo Paese in Europa a formalizzare l’inserimento del concetto di “genere” in medicina. Si tratta di un piano ambizioso e complesso per quanto riguarda l’attuazione, considerato il numero degli attori coinvolti, ma è un passo importante per garantire alle donne il diritto alla salute sancito dall’Articolo 32 della Costituzione.
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