Il recente declino sociale, economico e politico del Libano ha comportato un aumento della violenza di genere. La situazione è disastrosa: la valuta libanese ha perso circa il 90% del suo valore e ben l’80% della popolazione che vive in povertà, con le famiglie in cui le capofamiglia sono donne particolarmente vulnerabili agli shock a cui il paese è sottoposto. Per quanto riguarda il gap di genere, il Libano occupa la posizione n. 119 su 146 paesi per la (dis)uguaglianza di genere secondo il Global Gender Gap report del World Economic Forum, con un divariodi genere chiuso al 64%.
La disoccupazione ed inflazione sono in rapido aumento così come i femminicidi: nei primi mesi del 2022 14 uomini hanno ucciso le loro partner, contro 18 nel corso di tutto il 2021. Disoccupazione e povertà sono infatti fattori di rischio per la violenza di genere: questo non significa che le persone povere siano più violente, ma che dover affrontare una situazione molto stressante, come una situazione economica precaria quando non disperata, può contribuire ad un aumento della violenza. La Ong libanese Kafa ha visto infatti registrato un aumento costante della violenza di genere durante gli ultimi cinque anni: da 1.082 denunce nel 2017 a 1.396 nel 2021.
Non solo, una maggiore vulnerabilità economica, come abbiamo già sottolineato, rende difficile se non impossibile per le vittime di violenza lasciare la persona che abusa di loro. Anche se la violenza di genere non riguarda solo le donne, ma indica un fenomeno per cui una persona subisce violenza a causa del suo genere (qualunque esso sia), le donne sono particolarmente vulnerabili dal punto di vista economico.
La situazione in Libano è esarcebata anche da un sistema in cui, malgrado esista una legge contro la violenza domestica, ci sono 15 sette religiose con proprie leggi e tribunali basati sul principio che le donne devono obbedire ai propri mariti. Data l’autorità di questi tribunali su questioni come il matrimonio, il divorzio e l’affidamento di figl*, è evidente come possano interferire con la legge dello stato a svantaggio delle vittime di violenza.
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