Da tempo in Libano ci sono manifestazioni contro il governo, che hanno paralizzato il paese e che hanno avuto come risultato a fine ottobre le dimissioni del primo ministro Saad Hariri. Come riporta Open Democracy, le donne libanesi hanno partecipato attivamente alle proteste e Middle East Eye, sottolinea il loro ruolo in prima linea: “hanno formato barriere umane tra chi protesta e la polizia, in modo tale da assicurare che la rivoluzione libanese sia pacifica”. Non solo, donne di diverso status sociale, livello di istruzione, di diversa origine etnica si sostengono l’una con l’altra, condividono le responsabilità e affrontano unite la polizia.
Al di là delle proteste contro la corruzione del governo, la rivoluzione in Libano include anche rivendicazioni femministe; infatti secondo la classifica del World Economic Forum il paese ha un gap di genere che lo colloca al numero 140 (su 149 paesi) della classifica mondiale, con una performance decisamente pessima per l’empowerment politico delle donne, variabile per cui il Libano si colloca al 147esimo posto su 149.
Per esempio, la legge sulla nazionalità non permette alle donne libanesi di trasmettere a figli e figlie la propria nazionalità e le leggi libanesi regolarmente discriminano le donne.
Solo il tempo ci dirà quale sarà l’esito di questa rivoluzione, e se sarà anche una rivoluzione femminista, ma intanto il nostro pensiero va alle donne libanesi che stanno lottando per i loro diritti.
Fonte: “The revolution is changing me. It’s making me hope”: young women on the protests in Beirut”