Le bravissime calciatrici statunitensi vincono per la quarta volta il campionato del mondo, dandoci grandi soddisfazioni: mettono in luce il problema del divario di genere delle remunerazioni nel calcio e nello sport e soprattutto si oppongono all’orrido Trump, in particolare Megan Rapinoe che aveva dichiarato che in caso di vittoria non sarebbe andata alla “f*ttuta Casa Bianca”.
E come già successo con Kaepernick, giocatore di football che si inginocchiò per protesta durante l’inno americano, veloce come un fulmine arriva la Nike a commouoverci e ispirarci con la bellissima pubblicità con le calciatrici statunitensi come protagoniste: tutto un tripudio in bianco e nero di soffitti di cristallo infranti, di grinta e fiducia in se stesse. Tutto bello, e coraggiosa la Nike, che comunque qualche cliente di sicuro se lo è perso con le sue campagne – come appunto quella per Kaepernick.
Però però, anche se fa un gran piacere vedere che in qualche modo le tematiche femministe “tirano” ci si stringe anche un po’ il cuore, perché le pubblicità sono importanti in termini di rappresentazione, ma nascondono fatti molto meno patinati. La Nike infatti è sotto indagine da parte della UE e anche dall’Agenzia delle tasse USA, per la spiacevole tendenza ad eludere le tasse. Si tratta di una pratica che la bravissima Chiara Capraro aveva spiegato molto bene in questa intervista “Giustizia fiscale e femminismo, ovvero se le multinazionali pagassero le tasse” e che è comune a molte multinazionali, come per esempio la Apple, che pago’ 4,3 miliardi di euro per la mega-multa Ue in Irlanda.
Le tasse che la Nike e altre multinazionali non pagano, grazie all’elusione fiscale, si traducono in mancanza di risorse soprattutto per le aree del mondo più povere, che di tale risorse avrebbero un gran bisogno. Come sottolinea Chiara Chiapraro, “servizi pubblici universali ed essenziali hanno portato un grande progresso nello sviluppo umano in Europa dopo la seconda guerra mondiale. E le entrate fiscali sono la fonte di finanziamento più sicura che dovrebbe essere incrementata e spesa per realizzare i diritti di tutte e tutti”. Quindi meno introiti in termini di tasse comportano anche meno risorse per realizzare i diritti delle donne, a cui la Nike pare tenere molto. Ma anche nei paesi più ricchi, le tasse di Nike e multinazionali varie farebbero comodo: il soffitto di cristallo si sfonda anche grazie a risorse economiche adeguate – non solo con belle immagini e parole.
E quindi, brava la Nike per le sue pubblicità che esaltano i successi delle donne, ma che paghi le tasse. Just do it.