L’articolo 48 della Costituzione definisce l’elettorato della Repubblica. Il comma 1 dice che “Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età”, mentre il secondo comma definisce il voto come “personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”.
Il comma 3 è dedicato al voto dei cittadini italiani all’estero, mentre il comma 4 stabilisce che “il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge”.
Ancora una volta, quindi, le madri e i padri costituenti definiscono l’identità della Repubblica attraverso il concetto di libertà, in questo caso declinato nella sua espressione democratica più alta quale il voto dei cittadini/e.
Nel 1946 questo articolo rappresentò una conquista storica per le donne che finalmente ottennero lo stesso diritto al voto degli uomini e quindi, anche la medesima libertà di esercitarlo e di esprimerlo.
Nell’Italia monarchica del Regno d’Italia l’accesso al voto era infatti riservato solo agli uomini, anche se con limiti di età, censo, patrimonio e alfabetizzazione. Il suffragio universale per il solo voto maschile venne riconosciuto nel 1912, lasciando escluse le donne da questo diritto per altri 34 anni.
La lunga battaglia delle donne per il voto è quindi molto più lunga di quanto si sappia. Sull’onda del movimento internazionale delle Suffragette e “con la nascita del Regno d’Italia, dal 1861 al 1888, quasi ogni anno apparve un disegno di legge o un dibattito parlamentare sul voto alle donne” ma sempre senza successo. Certamente il fatto che a promuovere tale istanza fossero soprattutto donne colte e appartenenti all’alta borghesia privò la causa del necessario sostegno popolare che si ebbe poi nel secondo dopoguerra. Ciò non toglie che nell’epoca dell’Italia liberale la battaglia per il voto delle donne di protrasse per almeno una cinquantina d’anni, dal 1861 al 1912. L’avvento del fascismo interruppe poi bruscamente questo processo.
Le donne si trovarono quindi nel 1946 a votare per la prima volta nella loro vita e nella storia d’Italia.
Le donne avevano già votato per le elezioni comunali il 10 marzo 1946, ma l’importanza storica del Referendum tra Monarchia e Repubblica e l’elezione dell’Assemblea Costituente del 2 giugno 1946 fu tale da creare nell’immaginario collettivo l’idea che la prima “vera” volta fosse quella. Le cronache dell’epoca raccontano come le donne fossero molto consapevoli della portata storica dell’evento: parecchie si misero in coda sin dal primo mattino, emozionatissime, le anziane con le sedie, quasi incredule e timorose che non fosse vero, i vestiti buoni indossati per l’occasione, un’attenzione meticolosa a non rischiare di invalidare il voto, rinunciando per una volta al rossetto delle grandi occasioni.
Dietro a questa svolta vi fu una rinnovata consapevolezza da parte delle donne della propria forza, dopo la grande prova di sopravvivenza della seconda guerra, la richiesta di un riconoscimento del ruolo che ebbero durante il conflitto, prendendosi cura di famiglie prostrate, sostituendo gli uomini al fronte nelle fabbriche, partecipando attivamente alla resistenza.
A tale spinta sociale si aggiunse anche uno spirito dei tempi che rendeva impossibile attendere ancora. Dopo discussioni e dibattiti dell’800 e primo del 900 sulla capacità di discernimento delle donne, dopo un ventennio fascista con le donne escluse da qualsiasi autonomia politica e sociale, nel 1946 i capi dei partiti dell’epoca, tutti uomini, riconobbero finalmente che la scelta non fosse più eludibile al punto che il Decreto del 2 giugno 1945 del secondo Governo Bonomi, che riconosceva il diritto del voto delle donne passò, di fatto, praticamente senza discussione parlamentare.
Il voto del 1946 fu quindi un plebiscito che vide le donne partecipare al voto per l’89% delle aventi diritto, gli uomini per l’89,2%.
Oggi, 73 anni dopo, le donne hanno votato per 18 legislature nazionali, 9 legislature comunitarie, 22 referendum, e decine di elezioni locali tra Regioni, Province e Comuni. Il loro diritto di voto è diventato quindi pienamente acquisito ed esercitato.
Il voto femminile del nuovo millennio è per alcuni versi più consapevole e preparato rispetto a quello del 1946 grazie ai progressi fatti dalle donne nel livello di istruzione, nel mercato del lavoro e nella partecipazione politica: il tasso di scolarità femminile nelle scuole superiori è passato dal 7,7% al 93,7% tra il 1951-52 e il 2013/2014, le iscritte all’università sono passate dal 35% del 1966/67 al 57% del 2013-2014, il tasso di occupazione femminile (15-64 anni) nel 1977 era del 35%, oggi è arrivato al 49,5%. La presenza delle donne in Parlamento è passata dal 3,7% delle elette all’Assemblea Costituente (21 madri costituenti su 556 eletti) al 29,3% di elette alla Camera (185 deputate su 630) e al 27,3% di elette al Senato (86 senatrici su 315).
Risultati che però non riescono a nascondere come il processo di esclusione sociale, l’aumento delle diseguaglianze, l’estraniamento dalla vita pubblica in favore di una dimensione familista-individualista che ha caratterizzato la nostra società a partire dagli anni 80 abbiano certamente favorito un aumento progressivo dell’astensionismo, anche del voto femminile: su una platea di 26 milioni di donne aventi diritto alle ultime elezioni europee del 26 maggio 2019 non hanno votato per il 50%, 13 milioni.
Se dunque il diritto di voto delle donne è stato riconosciuto dalla nostra Costituzione nel 1946, tocca ora a noi oggi continuare a promuoverlo e ad esercitarlo perché non rimanga solo un diritto potenziale ma divenga un diritto reale effettivamente esercitato da tutte.
Il progetto La #Costituzionedelledonne: Che cosa rappresenta oggi per noi donne la Costituzione? Quanto ci sentiamo rappresentate, capite e considerate? Un articolo al giorno, per tutto il mese di maggio, perchè la Festa della Repubblica sia davvero per tutte e tutti.
Puoi leggere gli altri Articoli della #CostituzioneDelleDonne qui:
1 maggio 2019: La #CostituzioneDelleDonne, oggi
1 maggio 2019: Articolo 1: “Ma l’Italia è una Repubblica fondata anche sul lavoro delle donne?”
2 maggio 2019 Articolo 2: “Quali sono i diritti inviolabili delle donne?”
3 maggio 2019 Articolo 3: “Anche le donne sono uguali di fronte alla legge?”
4 maggio 2019 Articolo 4: “Anche le donne hanno il diritto-dovere di lavorare?“
5 maggio 2019 Articolo 9: “La Repubblica promuove anche la cultura e la ricerca delle donne?”
6 maggio 2019 Articolo 10: “Il diritto di asilo delle donne straniere è diverso?”
7 maggio 2019 Articolo 11: “Che c’entrano le donne con la guerra?”
8 maggio 2019 Articolo 14: “L’inviolabilità del domicilio e la violenza contro le donne”.
9 maggio 2019 Articolo 18: “La libertà di associarsi delle donne”
10 maggio 2019 Articolo 21: “La libertà di parola delle donne”
11 maggio 2019 Articolo 29: “Il ruolo delle donne nel matrimonio e nella famiglia di oggi”
12 maggio 2019 Articolo 30: “Le donne e il diritto-dovere dei genitori di crescere i figli”
13 maggio 2019 Articolo 31: “Quale famiglia deve promuovere la Repubblica? E quale maternità?”
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14 maggio 2019 Articolo 32: “Il diritto di cura e di tutela della salute delle donne”
15 maggio 2019 Articolo 33: “Le insegnanti nella scuola e nell’Università”
16 maggio 2019 Articolo 34: “Il diritto allo studio delle donne è diverso?”
17 maggio 2019 Articolo 35: “La Repubblica tutela anche il lavoro delle donne?”
18 maggio 2019 Articolo 36: “La retribuzione delle donne basta per un’esistenza libera e dignitosa?”
21 maggio 2019 Articolo 39: “Il ruolo delle donne nei sindacati”
22 maggio 2019 Articolo 41: “L’imprenditoria delle donne”
23 maggio 2019 Articolo 42: “La proprietà privata delle donne”
24 maggio 2019 Articolo 45: “Le donne nella cooperazione e nell’artigianato”
25 maggio 2019 Articolo 48: “Le donne elettrici”
26 maggio 2019 Articolo 49: “Le donne nei partiti”
27 maggio 2019 Articolo 51:”Le donne elette”
28 maggio 2019 Articolo 53: “Anche le donne pagano le tasse”
29 maggio 2019 Articolo 55:”Le donne in Parlamento”
30 maggio 2019 Articolo 92:”Le donne nel Governo”
30 maggio 2019 Articolo 83: “Avremo mai una Presidente della Repubblica?”
2 giugno 2019: Festa della Repubblica con la #CostituzioneDelleDonne!