Stamattina in parecchie ci siamo svegliate un po’ più allegre del solito, anche se non viviamo in Emilia Romagna.
Ieri sera infatti “il popolo” della regione più ricca e progredita d’Italia ha dato un segnale netto ed inequivocabile di partecipazione democratica, esprimendosi nettamente contro ogni sovranismo, populismo, razzismo e forma di spregio della convivenza civile e pacifica.
Leggendo gli autorevolissimi commenti a questa notizia avvertiamo però la mancanza di un’analisi sul comportamento dell’elettorato femminile di questa regione (che poi è poco più della metà del totale eh, ricordiamocelo).
In attesa speranzosa di analisi basate sui numeri, proviamo intanto a riflettere sulle due scelte principali che le elettrici emiliano-romagnole hanno avuto a disposizione al momento del voto.
Da una parte la candidata del centrodestra.
Programma elettorale per le donne? Boh. Programma per l’Emilia Romagna? Boh. L’abbiamo visto tutte, la candidata presidente è rimasta sempre deliberatamente nascosta durante tutta la campagna elettorale, che è stata invece centrata sul leader nazionale con l’obiettivo evidente di dare la “spallata” al governo del paese.
Se la politica non è però solo programmi politici ma anche emozione e rappresentazione, come questi tempi ci insegnano, ecco allora che emerge un ulteriore elemento da valutare. Che modello femminile ha rappresentato la candidata alla presidenza della Regione più ricca, sviluppata e soprattutto emancipata d’Italia? Quello di una donna silente, nascosta, che non ha una sua voce, un suo pensiero autonomo e che si posiziona all’ombra del grande capo, mai messo in discussione, affiancato sporadicamente solo per muti abbracci mediatici.
Una donna che ha saputo mirabilmente stare “un passo indietro”, insomma. Se ci pensate, mai come in questo caso Sanremo ha saputo fotografare il sentire di una parte non indifferente del nostro paese.
Dall’altra parte il candidato del centrosinistra.
Un uomo, certo. Che ha puntato però su un programma elettorale fitto di risultati e promesse molto interessanti per le donne: ulteriori servizi, politiche per le donne, fondi per i centri antiviolenza e parità di genere nelle cariche regionali. Il tutto in un territorio che già brilla nel panorama nazionale per servizi all’infanzia e alla famiglia, partecipazione femminile al mercato del lavoro, al sociale e alla politica.
Di fronte a queste alternative le emiliano romagnole che hanno votato per il centrosinistra hanno quindi scelto la visione di un modello femminile che vuole lavorare, partecipare, fare e dire, certo più corrispondente alla loro identità e al loro percorso di crescita e di emancipazione. In questa regione, per dire, le donne raggiungono il 62,7% del tasso di occupazione (contro il 49,5% in Italia), sono il 37,9% degli amministratori locali (il 32,1% in Italia), il 20,9%% dei sindaci (il 14% in Italia) (Fonte: Istat 2018 e Ministro dell’Interno 2018).
Pensavate davvero avrebbero scelto chi le voleva “un passo indietro”?
Oggi abbiamo avuto una risposta chiara.
Certo, anche in Emilia Romagna le donne non hanno ancora espresso una propria proposta politica unitaria con un approccio che si possa dire femminista, anche se in realtà è molto ben presente, nè hanno ancora espresso una propria candidata a rappresentarle, per quanto parecchie donne notevoli abbiano già ricoperto le più elevate cariche regionali.
Ma, conoscendole un po’, fidatevi: si stanno preparando a farne due, di passi avanti.
Fonte foto: https://www.open.online/2020/01/27/risultati-regionali-2020-in-emilia-romagna-in-diretta-live/