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Idee per un Green New Deal Femminista

di Federica Gentile | 23 Maggio 2020

Photo by Olivier Miche on Unsplash

Si può salvare l’ambiente e al tempo stesso promuovere i diritti delle donne e delle minoranze etniche. Lo pensa il Women’s Budget Group (WGB) che ha pubblicato un paper sul tema “Gender and the ‘Green New Deal’”. In breve: possiamo avere tutto, un Green New Deal femminista che promuova un’economia sostenibile e che al tempo stesso sia sensibile alle differenze di genere, classe e razza; basta smettere di fare le cose come si sono sempre fatte e farle meglio.

Innanzitutto, per realizzare questo Green New Deal femminista il WBG evidenzia la necessità di investire in infrastrutture sociali, perchè come abbiamo scritto qui non solo in questo modo si avrebbe un maggiore impatto sull’occupazione femminile e sul PIL – rispetto ad investimenti nelle infrastrutture fisiche, ma anche perchè le infrastrutture sociali inquinano meno. Secondo dati Eurostat riportati dal WBG il settore della cura inquina il 30% in meno del settore delle costruzioni e il settore dell’istruzione inquina invece ben il 62% in meno.

Una componente importante di un’economia sostenibile sono ovviamente i cosiddetti Green Jobs, nell’ambito dei quali bisogna però garantire la diversità, permettendo l’accesso a questi posti di lavoro a donne, persone con basso reddito e minoranze etniche. Non solo: rimane cruciale, per garantire un sistema economico che sia equo e sostenibile, e per promuovere l’accesso delle donne al mercato del lavoro, cercare di colmare il gap nel lavoro di cura di uomini e donne, che rimane purtroppo ampio: le donne nel mondo sono responsabili del 75% del lavoro domestico e di cura.

Come far sì che gli uomini decidano finalmente di darsi una mossa e di svolgere più lavoro domestico e di cura? Una via sarebbe, secondo il Women’s Budget Group, incentivare e normalizzare l’utilizzo dei congedi parentali per i padri con un sistema simile alla daddy quota (quota del congedo parentale che può essere usufruita solo dai padri) implementata nei paesi europei e in generale allungando e remunerando meglio i congedi di paternità.

Cambiamenti importanti a livello economico e sociale non sono possibili senza cambiamenti a livello politico che puntino ad una maggiore presenza di donne, soprattutto donne di colore e disabili, che sono ancora poco presenti in posizioni di potere, malgrado sia provato che una maggiore presenza di donne in politica beneficia tutta la società e che siamo circondat* da una pletora di leader uomini decisamente incompetenti.

Una maggiore partecipazione politica e una maggiore sensibilità al tema della crisi climatica deve passare anche attraverso l’educazione della comunità, soprattutto nelle scuole, in modo che bambini e bambine siano coinvolti nella protezione dell’ambiente da subito. Un altro mezzo proposto dal WBG è garantire che in tutti i processi di consultazione sulle politiche ambientali siano ugualmente rappresentate le donne e le minoranze etniche.

Infine, per quanto riguarda l’uguaglianza di genere, non dovrebbe essere una semplice considerazione secondaria nell’ambito politiche di protezione dell’ambiente, ma dovrebbe essere un obiettivo centrale di un Green New Deal femminista, anche perchè le donne sono le più colpite dai cambiamenti climatici – per esempio la crisi climatica aumenta la violenza di genere. Questo è possibile solo coinvolgendo policy makers femministe e lavorando ad un cambiamento culturale profondo che consideri (finalmente!) la cura come fondamentale per l’economia e per l’ambiente.