Nel nostro libro “Signora economia- Guida femminista al capitale delle donne ” uscito il 18 settembre 2024, e che trovate in libreria e anche qui, avevamo tantissimo da dire (e da scrivere) e quindi approfittiamo del lancio del libro per approfondire con una serie di post alcuni argomenti per noi importanti. Oggi parliamo di filantropia delle donne.
Dopo mesi passati a discutere di errori di comunicazione e di pandori, (ri)parliamo di filantropia delle donne (quella fatta bene, però!).
Secondo quanto riportato da Charities Aid Foundation, “con l’emergere di numerose imprenditrici e un maggior numero di trasferimenti intergenerazionali di ricchezza destinati alle figlie, piuttosto che solo ai figli, circa il dieci per cento delle persone con un patrimonio netto elevato a livello globale sono ora donne. Il loro numero è salito del 36% a 328 nell’elenco dei miliardari del 2021 di Forbes.” Un rapporto del 2024 sottolinea che le miliardarie sono solo il 13% dei miliardari totali, e che solo il 24% delle miliardarie donne si è “fatta da sé” rispetto al 65% dei miliardari, dimostrando che per ora per le donne l’eredità è la principale fonte di ricchezza. Rispetto agli uomini, le miliardarie tendono a mettere la filantropia al primo posto, donando soprattutto a favore di istruzione, arte e cultura e assistenza sanitaria e ricerca medica.
Miliardarie o meno, in generale le donne hanno quindi sempre più a disposizione un patrimonio acquisito grazie alla famiglia d’origine e al proprio lavoro più che attraverso il matrimonio, dando loro maggiore libertà di gestire le donazioni. Un esempio: Melissa French, ex moglie di Bill gates ha recentemente lasciato la fondazione che gestiva con l’ex marito e ha dichiarato che donerà nei prossimi due anni un miliardo di dollari per i diritti delle donne; il che è un’ottima notizia, perché si dona ancora troppo poco per donne e ragazze: nel 2017, solo il 7% delle fondazioni francesi si impegnava a sostenere donne e ragazze, e negli Stati Uniti solo l’1,6% delle donazioni totali va a loro favore.
La French, in un articolo pubblicato sul New York Times, ha espresso la sua frustrazione verso la poca attenzione a questi temi:
Decenni di ricerche su economia, benessere e governance dimostrano chiaramente che investire nelle donne e nelle ragazze va a vantaggio di tutti. Sappiamo che le economie a piena partecipazione femminile hanno più spazio per crescere. Che la partecipazione politica delle donne è associata a una diminuzione della corruzione. Che gli accordi di pace sono più durevoli quando le donne sono coinvolte.
Ovviamente non possiamo essere tutte filantrope come Melissa French, ma in generale le donne tendono a donare più degli uomini. Allargando lo sguardo alla generosità, che include non solo la donazione di denaro ma anche tempo donato e aiuto prestato alle altre persone, le persone migranti sono più generose di quelle non migranti, l’Indonesia è il paese più generoso al mondo (l’Italia è al 37 esimo posto), e la religione conta nel determinare la generosità: le persone religiose donano più di quelle non religiose. Negli Usa, per esempio, il 74% delle donne musulmane dona denaro per iniziative filantropiche.
Infine, ricordiamo che le iniziative filantropiche sono importanti ma, al di là delle cause per cui si dona, come scriviamo nel nostro libro, Signora economia,
[a]ffinchè però la filantropia sia davvero femminista e non solo fatta da “alcune donne” è necessario che le donazioni siano concepite, non tanto come un generico desiderio di “fare del bene”, ma come un atto di solidarietà nell’ambito del quale si riconoscano le responsabilità reciproche tra chi dona e chi usufruisce, innescando, così, cambiamenti condivisi e di largo respiro.” (p. 73)
Le donazioni sono importanti, ma tappano dei buchi nel contesto di problemi sistemici che vanno affrontati con politiche incisive. Tra tutti il problema della disuguaglianza economica, che mette determinate persone nella situazione di poter donare un miliardo di dollari mentre altre devono sopravvivere con pochi euro al giorno. Questa disuguaglianza ha conseguenze serie e di ampia portata. Una tassazione adeguata delle persone più ricche sarebbe un correttivo molto più potente delle iniziative filantropiche, per quanto utili e importanti.
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Se vuoi approfondire i temi di cui parliamo, leggi il nostro libro “Signora economia”! Lo trovi in libreria e qui