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Donne agricoltura e ambiente: una storia che porta lontano

di Valentina Muià | 23 Giugno 2024

Donne agricoltura e ambiente

Donne, agricoltura e ambiente sono tre parole che negli ultimi anni sono pronunciate sempre più spesso in connessione tra di loro, grazie a storie sempre più frequenti di donne protagoniste nell’attivismo e nella leadership ambientale. D’altronde non è un caso: le donne stanno infatti giocando un ruolo fondamentale nell’arginare il cambiamento climatico, portando in questa sfida tutta la loro differenza e alterità, sviluppando professionalità innovative e al tempo stesso attente alle ricadute sociali.

L’interesse delle donne per la connessione tra il mondo, la casa, e l’ambiente è addirittura precedente alla nascita dei movimenti ambientalisti, avvenuta intorno agli anni 70.

Ai primi del 900 Ellen Swallow (1842-1911), chimica americana esperta di mineralogia e nutrizione (e prima donna ammessa al MIT!) definì infatti il termine “ecologia” in senso moderno, includendo l’umanità all’interno della natura. Ecologia per lei era infatti “lo studio di ciò che circonda gli esseri umani nelle conseguenze che produce” (Merchant 2003, p.1053, in Bianchi DEP n.20 /2012).

Negli ultimi 40 anni, poi, l’apporto innovativo dell’ecofemminismo ha contribuito con nuove prospettive e valori,

includendo la crisi climatica nell’approccio intersezionale che spiega le discriminazioni attraverso più fattori come il genere, l’orientamento sessuale, l’età, il colore della pelle, la provenienza geografica, la classe sociale, la cultura, la religione, le idee politiche, l’abilità o disabilità, etc.

Il Social Institutions and Gender Index (SIGI) dell’OECD,

ha misurato la discriminazione di genere in 179 Paesi con questo approccio, andando a vedere le interconnessioni tra temi quali la salute, la violenza, il lavoro e il cambiamento climatico. Non sorprende la conclusione dell’ultima edizione: nonostante i progressi, occorre accelerare. Secondo lo studio il problema del cibo e, dunque, dell’agricoltura, sta diventando sempre più centrale per tutti i paesi, poiché il delicato equilibrio della biodiversità è sempre più a rischio a causa delle attività umane.

Anche il ruolo e il contributo delle donne nell’agricoltura, quindi, assume una valenza importante come agenti di mitigazione e contrasto al cambiamento climatico. Donne agricoltura e ambiente

Nel settore agricolo la presenza delle donne è cospicua, anche se non paritaria, a differenza di altri settori che si occupano di ambiente da un punto di vista più tecnologico, come ad esempio i green jobs, dove invece le donne sono molte di meno.

Secondo una indagine di Coldiretti, sono infatti quasi duecentomila le imprenditrici italiane che hanno scelto di impegnarsi nell’agricoltura. Oltre un’azienda agricola italiana su quattro (28%) è oggi guidata da donne le cui attività spaziano dall’allevamento alla coltivazione, dal florovivaismo all’agriturismo, dalla trasformazione dei prodotti alla vendita diretta. La sensibilità sociale e la solidarietà delle imprese femminili è inoltre evidente dalle numerose iniziative di inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza e di persone vulnerabili

Il profilo tipo delle imprenditrici agricole è quello di donne soprattutto giovani e con un’alta professionalità. Donne agricoltura e ambiente

Una su quattro (25%) è laureata, non necessariamente con un indirizzo agrario. Spesso, sono spinte dal desiderio di cambiare vita: provengono infatti da giovani donne quasi la metà delle domande di contributi riservati agli under 40 per il primo insediamento. Ben il 60% delle imprenditrici agricole ha poi scelto di dedicare parte della produzione al biologico o al biodinamico e di operare per una filiera di qualità attenta alla sostenibilità, alla tutela della biodiversità e delle risorse naturali, del paesaggio e del benessere animale.

É evidente, insomma, che le donne tendono a praticare un’agricoltura più sostenibile, con propensione all’innovazione e alla multifunzionalità.

Le donne stanno infatti mostrando una maggiore capacità di adattamento, un legame più forte con il territorio, la cultura, la tradizione e i saperi locali. Si tratta di una tendenza legata anche al fatto che l’azienda è percepita non solo come fonte di reddito, ma anche come stile di vita.

L’agricoltura multifunzionale è inoltre un vero punto di forza delle imprenditrici agricole, che affiancano alle funzioni primarie di produrre cibo e fibre quelle del disegno del paesaggio, della protezione dell’ambiente e del territorio, della conservazione della biodiversità, della gestione sostenibile delle risorse, della sopravvivenza socio-economica delle aree rurali, della sicurezza alimentare. É infatti a conduzione femminile il 39% delle 22.661 aziende agrituristiche in Italia, mentre un ruolo importante lo giocano sempre le imprenditrici agricole anche tra le quasi 3.000 fattorie didattiche e gli agriasilo.

L’incidenza percentuale delle attività “connesse” a quella agricola primaria rispetto alla Produzione Lorda Vendibile è infatti più elevata per le aziende guidata da donne, 8,19%, contro il 6,8% di quelle guidate da uomini (2016).

L’agricoltura italiana è, quindi, la più multifunzionale d’Europa, anche grazie al contributo dell’imprenditoria agricola femminile

che contribuisce al valore della produzione agricola del nostro paese, primo in Europa con oltre 4,9 miliardi di euro, seguito dalla Francia (4,5 miliardi) e dalla Germania (2,7 miliardi).

Non bisogna nasconderci, però, che le difficoltà degli ultimi anni, inclusa anche la pandemia, hanno prodotto la

perdita di 10.179 imprese agricole guidate da donne tra il 2021 e il 2023. Donne agricoltura ambiente

Oltre ai problemi comuni ai colleghi imprenditori agricoli, ci sono infatti dei problemi di genere che pongono ulteriori ostacoli alle imprenditrici agricole, a partire dal reperimento del terreno in zone ad alta redditività, loro precluso, per cui sono spesso costrette a ripiegare verso zone di montagna o comunque svantaggiate. Anche l’accesso al credito è un altro problema abituale per le imprenditrici che con la crisi è ulteriormente peggiorato per il generale aumento delle richieste di garanzie delle banche.

Neanche sul fronte famiglia le imprenditrici agricole sono adeguatamente sostenute: la maternità obbligatoria è riconosciuta ma con un’indennità economica insufficiente, senza copertura per la maternità a rischio né congedo parentale per assistere familiari con disabilità. Senza contare, poi, la mancanza di adeguati servizi sanitari e scolastici nelle aree rurali e interne.

Le politiche pubbliche, al momento, non supportano l’imprenditoria agricola femminile neanche con misure di finanziamento mirate: non ci sono infatti incentivi dedicati alle donne nella Pac, (Politica Agricola Comune) e nel Pnrr, mentre il Fondo Impresa Femminile finanzia le imprenditrici in tutti i settori, escluso quello agricolo, senza contare il peggioramento legato a “Opzione donna”.

Nonostante tutte queste difficoltà e gli svantaggi le donne dell’agricoltura, come abbiamo visto, riescono comunque ad essere protagoniste della transizione ecologica e motrici del cambiamento produttivo e sociale.

Ma quanto potrebbero fare ancora con un po’ più di supporto?


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Foto di Tony Pham su Unsplash