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Lotta alla disuguaglianza economica: come risolvere i problemi del pianeta in un colpo solo (?)

di Federica Gentile | 6 Gennaio 2022

Che la parola del 2022 sia disuguaglianza?

O meglio, la lotta alle disuguaglianza economica? Si parla tanto di crescita economica come di una buona notizia, ma se sappiamo quanto si cresce, non si fa altrettanta attenzione a come sia distribuita la crescita, il che  è  un problema.

Il report World Inequality Report invece si concentra proprio su questo aspetto, grazie al lavoro di ricercatori e ricercatrici che nell’arco di 4 anni hanno esplorato il tema della disuguaglianza economica a livello globale. Cominciamo dalla disuguaglianza rispetto al reddito: il 10% più ricco della popolazione detiene, secondo il rapporto, il 52% del reddito globale, mentre il 50% più povero della popolazione detiene appena l’8,5%. Quindi, una persona che fa parte del 10% più ricco del pianeta guadagna in media  €87.200/anno contro i €2.800 di chi appartiene alla metà più povera del pianeta.

Le disuguaglianze relative alla ricchezza sono ancora maggiori: la metà più povera della popolazione mondiale di fatto detiene solo il 2% della ricchezza totale, mentre il 10% più ricco detiene il 76%. Detto in altro modo, la metà più povera della popolazione mondiale possiede circa €2.900 per adulto, mentre il 10% possiede €550.900. Naturalmente la disuguaglianza non è omogeneamente distribuita nel mondo. La regione più “disuguale” è il Medio Oriente e Nord Africa (MENA): infatti in Europa il 10% della popolazione più ricca detiene il 36% del reddito totale, contro il 58% nella regione MENA.

Nel nostro paese, secondo il report (p. 203), dal 1980 la disuguaglianza economica è  cresciuta, e in Italia il reddito del 10% più ricco è  aumentato di 8-10 punti percentuali, mentre il 50% più povero della popolazione ha visto declinare la propria quota di reddito dal 21% al 20%. Le politiche per l’austerity hanno poi dato una bella mazzata, con un calo medio del reddito pari al 15% per la metà più povera della popolazione, contro un calo del 12% del reddito medio. Secondo il report in Italia reddito medio è di €27.340), ed il 50% più povero della popolazione guadagna €11.320, mentre il 10% più ricco guadagna in media €1.166.520.

Per quanto riguarda invece le disuguaglianze relative al genere, la quota di reddito da lavoro a livello globale che va alle donne era del 30% nel 1990 e rimane al di sotto del 35% al giorno d’oggi, quindi ancora al di sotto della soglia desiderabile del 50%. La performance italiana è  piuttosto deludente: la percentuale di reddito da lavoro che va alle donne italiane raggiunge una percentuale del 41%. Comunque la buona notizia è  che negli ultimi 30 anni vi è  stato un miglioramento di sei punti percentuali nella quota di reddito da lavoro per le donne italiane.

Storicamente, a livello globale, la disuguaglianza economica è sovente radicata nell’imperialismo e nel colonialismo. Il rapporto osserva che “c’è ancora molto da fare per disfare le disuguaglianze economiche ereditate dall’organizzazione estremamente iniqua della produzione a livello mondiale dalla metà del diciannovesimo secolo alla metà del ventesimo.” Inoltre, la disuguaglianza economica si traduce anche in disuguaglianza per quanto riguarda le emissioni dannose per l’ambiente: quando si tratta di raggiungere gli obiettivi per contenere il riscaldamento globale i paesi più poveri sono già vicini o hanno già raggiunto il loro target e sono in realtà i paesi più ricchi responsabili per la maggioranza di emissioni. Come osservano gli autori e le autrici del report, il fatto che il livello di disuguaglianza sia diverso in diverse aree del mondo significa che la disuguaglianza non è qualcosa che semplicemente succede – anche se è  in crescita dagli anni 80 come trend globale – ma è  il risultato di scelte politiche, o meglio, della mancanza di determinate scelte che porterebbero invece ad una diminuzione della disuguaglianza.

Quindi, è  evidente che se non si risolvono o per lo meno si mitigano le disuguaglianze, non sarà possibile risolvere questioni vitali, a livello sociale ed ecologico. La soluzione? Una politica fiscale che effettivamente tassi di più i ricchi. Facile, no?