E’ appena passato il Natale e già è partita la rincorsa delle classifiche di fine anno di qualsiasi tipo, oltre a ripassi dei migliori (peggiori?) momenti storici e politici ma anche gossipari, senza contare gli immancabili oroscopi.
Una classifica che è stata molto discussa in questi giorni nelle nostre chat è quella comparsa venerdì sul Corriere, relativa alle 50 donne del 2019 che hanno lasciato il segno.
Si è infatti scatenata una discreta bagarre su chi ha fatto più o meno bene, chi si è più o meno battuta per i diritti delle donne e di tutti. Molte commentatrici hanno infatti un po’ sofferto per l’inclusione nella lista di donne certo di successo ma di tendenza sovranista-populista destrorsa che probabilmente si offenderebbero loro per prime se fossero annoverate nel club delle femministe.
Quindi si ripropone ancora una volta la necessità di sottolineare la sottile differenza tra donna di potere e femminista di potere della quale abbiamo parlato qualche tempo fa.
Il Corriere ha infatti proposto una classifica di donne che in qualche modo si sono distinte nel 2019 per meriti di vario tipo, non ha fatto una classifica delle femministe.
Urge quindi ripartire dai fondamentali.
C’è una qualche differenza tra le donne e le femministe?
La risposta, che parte dall’alba dei tempi di qualsiasi movimento di emancipazione è indubbiamente, luminosamente, irrimediabilmente.. SIII!
Lo status di donna è definito infatti da una condizione sessuale e di genere, non da una condivisione di pensieri, opinioni o da omogeneità culturali. Le donne possono quindi avere idee assolutamente divergenti, se non addirittura contrarie tra di loro.
In termini di ruoli sociali legati al genere possiamo quindi individuare:
Donne dichiaratamente o, soprattutto, inconsciamente maschiliste,
che accettano il sistema attuale che vede il mondo ruotare attorno allo schema patriarcale, non lo vogliono cambiare ma al massimo ci vogliono entrare. Quindi, per semplificare, o casalinghe devote o donne “mascherate” da uomini, nei valori, atteggiamenti e approcci, se non persino nell’abbigliamento. Donne anche di successo, che perseguono alleandosi individualmente con il club dei boys, interpretandone spesso le priorità e le regole con zelo impareggiabile. Quindi carriera magari sì, ma pur sempre fedeli sostenitrici della famiglia tradizionale, dei ruoli di genere stereotipati per le poverette non in carriera, sostenitrici di una società piramidale e verticistica, gerarchica e obbediente come se non ci fosse un domani, competitiva ed escludente verso i perdenti appestati, variamente identificati nelle categorie più a disagio o a rischio, ai quali si può semmai offrire magnanimamente una regale elemosina.
All’estremo opposto ci sono poi le
Donne dichiaratamente o inconsciamente femministe,
che contestano lo schema patriarcale, la gabbia degli stereotipi dei ruoli e di genere, vogliono magari fare anch’esse carriera, sì, ma alle proprie condizioni, alleandosi con il club delle girls, riscoprendo la sorellanza, vedendo il mondo e l’economia con gli occhi “materni” del benessere e dei diritti delle persone e non quelli paterni del capitale che straripa e pialla tutto. Donne che perseguono quindi i valori che sostengono la crescita delle persone, anche e soprattutto di quelle più deboli. Le loro parole d’ordine sono compassione, inclusione, condivisione, solidarietà, empatia.
Certo, queste ultime sono ancora poche, il sistema e soprattutto i media non se le filano tanto perché, diciamolo, sono un filino scomode. Soprattutto in questo periodo storico, nel quale il turbocapitalismo ultraliberista mondiale è in agonia perché non più sostenibile, e ogni proposta di cambiamento dei valori sottostanti al paradigma economico dominante, quale potrebbe essere la visione femminista, viene presa come una minaccia al sistema.
Però tranquille, lente ma inesorabili anche le femministe del nuovo millennio arriveranno alla ribalta.
I prossimi decenni avranno infatti bisogno di massicce dosi di politiche femministe, non solo per i diritti delle donne ma per il benessere di tutti, dal momento che solo la cura delle persone, delle minoranze, dei più deboli e dei loro diritti ci permetteranno di rendere socialmente sostenibile la rivoluzione tecnologica e climatica che abbiamo di fronte.
E quindi, eccoci alla nostra proposta.
Nel nostro piccolo ci piacerebbe dare risalto alle femministe, italiane e straniere, che più ci sono piaciute nel 2019. Ci date una mano a individuarle?
Devono rispondere a uno o più dei seguenti requisiti:
- Donne che si battono per i diritti civili delle donne e dei bambini.
- Donne che si battono per i diritti civili di minoranze o di altri gruppi sociali in stato di disagio.
- Donne impegnate nella prevenzione e cura della violenza contro le donne e i bambini
- Donne impegnate nella promozione della sorellanza e dell’empowerment femminile.
- Donne che si battono per l’ambiente e il cambiamento climatico.
- Donne impegnate nella promozione della salute, dell’istruzione e del sociale.
- Donne che si battono contro la guerra, la corruzione, le mafie e il malaffare.
- Donne del mondo della cultura e del giornalismo che sostengono l’empowerment femminile e i diritti delle donne.
- Donne di successo che promuovono e sostengono altre donne nelle nomine e nella carriera.
Se ci indicate le vostre preferenze pubblicheremo entro il 31 gennaio la lista delle femministe 2019. In ordine alfabetico e senza graduatorie o competizione, eh. Che ogni impegno, ogni battaglia, ha il proprio valore.
Allora aspettiamo i vostri suggerimenti sui nostri account Twitter, Facebook, Instagram, o via mail su ladynomics@gmail.com.
Grazieeee!!