Federica Gentile
Secondo il “Global Study on Homicide” ogni 10 donne uccise, 6 sono state uccise da un partner o da un familiare. C’è da avere più paura a stare in casa che ad uscire da sole la notte, si teme.
In occasione della giornata mondiale della violenza sulle donne, UNODOC ha pubblicato il report “Global Study on Homicide” da cui risulta che benché a livello di omicidi a livello globale l’80% delle vittime siano uomini, le donne sono sovrarappresentate tra coloro che sono uccisi da partner (o ex partner) o da familiari.
Infatti, nel corso del 2017 sono state uccise circa 87.000 donne nel mondo, e di queste 50.000 sono state vittime di partner o parenti, vale a dire il 58% del totale.
Ovvero, la casa è il posto più pericoloso per le donne.
Nel 2012 le vittime di violenza ad opera di partner o parenti erano 48.000, il che indica un incremento di dati già molto preoccupanti. Se si guarda alla distribuzione geografica, in Europa sono state 3.000 nel 2017 le vittime di violenza da parte di un un partner o di un parente, in Africa 19.000, in Asia 20.000, nelle Americhe 8.000 e in Oceania 300.
Detto in modo diverso, ogni 10 donne uccise, 6 sono state uccise da un partner o da un familiare, o meglio ogni giorno parenti o partner uccidono 137 donne.
La maggior parte degli omicidi avviene nell’ambito di coppie eterosessuali, ed è di solito un uomo ad uccidere una donna; per quanto riguarda gli omicidi all’interno di coppie dello stesso sesso, in generale gli omicidi ad opera di un partner avvengono 12 volte piu’ spesso in coppie formate da due uomini che in coppie formate da due donne.
I dati parlano chiaro: i responsabili di violenza sono per la stragrande maggioranza uomini che uccidono donne ed altri uomini. Dati inglesi e svedesi riportati nel documento UNODOC rilevano che gli uomini che uccidono le proprie partner (o ex partner) sono meno svantaggiati (rispetto a uomini colpevoli di omicidi al di fuori della sfera familiare) in termini di occupazione e livello educativo; alcuni studi sottolineano che spesso i colpevoli sostengono che l’omicidio sia stato la conseguenza di abusi da parte delle vittime.
Al di là delle caratteristiche particolari di vittime e responsabili di omicidi, morire in casa, ad opera di familiari e di partner o ex partner avviene in un contesto specifico, un contesto patriarcale, in cui le donne sono ancora da troppi viste come subordinate agli uomini e subordinate all’interno della famiglia.
Infatti, se si guarda al totale delle vittime uccise da partner o da familiari, i ragazzi/uomini uccisi sono il 18%, mentre le donne sono l’82%.
Come i dati dimostrano, anche se sono stati implementate negli ultimi anni leggi e attività per eliminare la violenza di genere, di fatto non sono stati ottenuti risultati tangibili.
Questo significa che certamente bisogna perseguire i colpevoli e aiutare le famiglie delle vittime, ma è particolarmente urgente lavorare sull’uguaglianza di genere nella sfera pubblica e privata e sullo scardinamento dell’associazione tra violenza e mascolinità.
Come abbiamo detto più volte, e non siamo né le prime né le ultime a dirlo, si tratta di riconoscere che la violenza di genere non é un problema che le donne si devono accollare in modo esclusivo.
E’ invece necessario richiamare alle proprie responsabilità tutti coloro che – uomini e donne –promuovono o non combattono stereotipi sessisti, o che condonano comportamenti inaccettabili (il classico ritornello “boys will be boys”) e che in generale contribuiscono alla creazione di una cultura prona a giustificare abusi sulle donne.
Non sono affatto il prodotto di raptus
sciagurati, o di una gelosia estrema, ma appunto il risultato di una società in cui le donne sono costantemente svalutate e discriminate.