Con l’articolo 39 della Costituzione le madri ed i padri costituenti restituiscono ai sindacati – che erano stati sciolti durante il periodo fascista- la loro libertà e il proprio ruolo di protezione e difesa di lavoratori e lavoratrici. Infatti al comma 1 e 2 l’Articolo 39 prevede che ”l’organizzazione sindacale è libera” e che “ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge”.
La libertà sindacale si traduce quindi in: 1) libertà di costituire anche più di un sindacato per categoria, salvo alcune eccezioni (magistrati e forze dell’ordine); 2) libertà per il singolo lavoratore di scegliere a quale sindacato aderire, oltre alla facoltà di non aderire ad alcuna organizzazione; 3) libertà di esercitare i diritti sindacali e di farne propaganda, anche all’interno dei luoghi di lavoro.
Al comma 3 dell’Articolo 39 della Costituzione si afferma che “è condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica” e che, al comma 4 “i sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce.” In realtà, i Sindacati, al fine di essere indipendenti, non hanno mai richiesto di essere registrati e ad oggi sono – dal punto di vista giuridico – associazioni non riconosciute.
La partecipazione delle donne ai sindacati
Le prime associazioni di lavoratori di Italia furono le società di mutuo soccorso, che assistevano i lavoratori e le lavoratrici con sussidi che permettessero loro di affrontare i periodi di disoccupazione, di malattia, di infortunio e di vecchiaia; contemporaneamente si svilupparono anche le Società cooperative e le Leghe di Resistenza. Le Camere del Lavoro – che avevano lo scopo di mediare tra lavoratori e datori di lavoro, vennero istituite in Italia nel tardo XIX secolo e l’avvento del fascismo portò alla soppressione delle libertà collettive e allo scioglimento nel 1925 delle Camere del lavoro e dei sindacati liberi; la rappresentanza dei lavoratori fu affidata al sindacato di Stato, unico titolare a firmare contratti.
Durante l’era fascista le donne vennero per lo più escluse dall’attività sindacale: in particolare, la richiesta di avere nei sindacati di regime una rappresentanza femminile non fu mai accolta “perché le organizzazioni di regime puntarono sulla rappresentanza, e quindi sul controllo, dei lavoratori dei comparti ritenuti strategici per il fascismo favorendo così settori industriali e impiegatizi aperti solo agli uomini.” I sindacati di regime, inoltre, promuovevano un’immagine della donna ideale principalmente come moglie e madre devota. Mentre le donne che si opposero alla dittatura pur non potendosi organizzare in sindacati, diedero vita a scioperi e proteste e si impegnarono nel fuoriuscitismo, nell’opposizione interna clandestina e poi nella Resistenza.
Oggi, con la maggior partecipazione delle donne al mercato del lavoro, anche la presenza delle donne nei sindacati è poi aumentata nel corso del tempo.
A livello europeo le donne nei sindacati sono il 42,6%,. Il lavoro delle donne anche nei sindacati è però in generale diverso da quello degli uomini: le lavoratrici tendono infatti a svolgere lavori precari (per esempio part time, con contratti a tempo determinato), sono pagate meno degli uomini e sono a rischio di rimanere senza lavoro in periodi caratterizzati da crisi economica e disoccupazione. Tutte caratteristiche di cui bisogna tenere conto nella protezione dei loro interessi.
A tal fine, secondo il report I sindacati e le donne, la prospettiva di genere dovrebbe essere introdotta:
- Nel processo di contrattazione collettiva: occupandosi di questioni importanti per le lavoratrici come l’eliminazione delle disuguaglianze retributive, l’introduzione di accordi sulla flessibilità, la creazione di strutture di assistenza all’infanzia;
- Nelle politiche e strutture sindacali: garantendo che le donne siano incluse nei gruppi di negoziazione, definendo linee guida per la contrattazione collettiva in materia di uguaglianza di genere, e organizzando organizzare corsi di formazione per leader, sia uomini che donne, sulle tematiche di genere
- Nel ruolo dei sindacati come datori di lavoro introducendo orari di lavoro flessibili, modificando orari e frequenza delle riunioni per adattarli alle responsabilità familiari, avere politiche di assunzione e progressione della carriera neutrali rispetto al genere.
Anche nei sindacati, quindi, come in tutti gli ambiti della vita pubblica, economica e sociale del nostro paese, la questione femminile, seppur decisamente migliorata dai tempi della Costituzione, richiede ancora particolare attenzione e impegno.
Il fatto che la leadership dei sindacati nel nostro paese sia stata declinata negli ultimi anni decisamente al femminile (Susanna Camusso alla guida della CGIL fino a gennaio 2019 e Annamaria Furlan tuttora segretaria generale della CiSL) lascia comunque sperare che si stiano aprendo nuovi scenari.
E’ infatti indispensabile favorire una maggiore presenza della prospettiva di genere anche nei sindacati, di modo che possano aumentare la propria capacità di affrontare le sfide poste dal lavoro nel XXI secolo valorizzando il contributo di tutte e di tutti anche nelle proprie organizzazioni.
Il progetto La #Costituzionedelledonne: Che cosa rappresenta oggi per noi donne la Costituzione? Quanto ci sentiamo rappresentate, capite e considerate? Un articolo al giorno, per tutto il mese di maggio, perchè la Festa della Repubblica sia davvero per tutte e tutti.
Puoi leggere gli altri Articoli della #CostituzioneDelleDonne qui:
1 maggio 2019: La #CostituzioneDelleDonne, oggi
1 maggio 2019: Articolo 1: “Ma l’Italia è una Repubblica fondata anche sul lavoro delle donne?”
2 maggio 2019 Articolo 2: “Quali sono i diritti inviolabili delle donne?”
3 maggio 2019 Articolo 3: “Anche le donne sono uguali di fronte alla legge?”
4 maggio 2019 Articolo 4: “Anche le donne hanno il diritto-dovere di lavorare?“
5 maggio 2019 Articolo 9: “La Repubblica promuove anche la cultura e la ricerca delle donne?”
6 maggio 2019 Articolo 10: “Il diritto di asilo delle donne straniere è diverso?”
7 maggio 2019 Articolo 11: “Che c’entrano le donne con la guerra?”
8 maggio 2019 Articolo 14: “L’inviolabilità del domicilio e la violenza contro le donne”.
9 maggio 2019 Articolo 18: “La libertà di associarsi delle donne”
10 maggio 2019 Articolo 21: “La libertà di parola delle donne”
11 maggio 2019 Articolo 29: “Il ruolo delle donne nel matrimonio e nella famiglia di oggi”
12 maggio 2019 Articolo 30: “Le donne e il diritto-dovere dei genitori di crescere i figli”
13 maggio 2019 Articolo 31: “Quale famiglia deve promuovere la Repubblica? E quale maternità?”
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14 maggio 2019 Articolo 32: “Il diritto di cura e di tutela della salute delle donne”
15 maggio 2019 Articolo 33: “Le insegnanti nella scuola e nell’Università”
16 maggio 2019 Articolo 34: “Il diritto allo studio delle donne è diverso?”
17 maggio 2019 Articolo 35: “La Repubblica tutela anche il lavoro delle donne?”
18 maggio 2019 Articolo 36: “La retribuzione delle donne basta per un’esistenza libera e dignitosa?”
21 maggio 2019 Articolo 39: “Il ruolo delle donne nei sindacati”
22 maggio 2019 Articolo 41: “L’imprenditoria delle donne”
23 maggio 2019 Articolo 42: “La proprietà privata delle donne”
24 maggio 2019 Articolo 45: “Le donne nella cooperazione e nell’artigianato”
25 maggio 2019 Articolo 48: “Le donne elettrici”
26 maggio 2019 Articolo 49: “Le donne nei partiti”
27 maggio 2019 Articolo 51:”Le donne elette”
28 maggio 2019 Articolo 53: “Anche le donne pagano le tasse”
29 maggio 2019 Articolo 55:”Le donne in Parlamento”
30 maggio 2019 Articolo 92:”Le donne nel Governo”
30 maggio 2019 Articolo 83: “Avremo mai una Presidente della Repubblica?”
2 giugno 2019: Festa della Repubblica con la #CostituzioneDelleDonne!