Uno studio condotto sull’esperienza nel corso del tempo su donne leader nel loro settore ha esaminato le difficoltà che queste donne hanno affrontato nel corso delle loro carriere ed hanno rivelato che, per le donne l’ageismo (discriminazione basata sull’età) vale a tutte le età e le colpisce più degli uomini.
Infatti, gli uomini maturi – diciamo tra i 40-60 anni – sono considerati esperti, maturi sul lavoro, e come tali riconosciuti come leader e ricompensati, ma per le donne questo non vale. Le donne si trovano all’intersezione della discriminazione dovuta all’età e di quella dovuta al genere, subendo gli effetti negativi di entrambe.
Lo studio rileva anche che le donne dai 40 in su spesso non vengono assunte in virtù delle loro maggiori responsabilità familiari (reali o presunte) del possibile arrivo della menopausa, e di una maggiore tendenza, rispetto alle lavoratrici più giovani, ad esprimere apertamente la propria opinione, il che le renderebbe lavoratrici difficili.
La cosa “interessante” è che neanche quando si è giovani si va bene: le lavoratrici a quel punto della loro vita vengono principalmente considerate immature e spesso valutate non in base alle loro capacità professionali, ma in base al loro aspetto. Come affermano coloro che hanno condotto lo studio:
Nella nostra ricerca abbiamo scoperto che nessuna età era l’età giusta per essere una donna leader. C’era sempre una scusa basata sull’età per non prendere sul serio le donne, per sminuire le loro opinioni o per non assumerle o promuovere […]. Qualsiasi età può essere stigmatizzata da supervisori e colleghi per affermare che la donna non è apprezzata o non è adatta a un ruolo di leadership.
Alla fine, il punto è un’altro, che va al di là dell’età: sul lavoro non è tanto questione di essere troppo giovani o troppo vecchie, ma di essere sottomesse, di conformarsi ad un posto di lavoro creato da uomini per altri uomini.