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Siria: il futuro e le donne

di Federica Gentile | 14 Dicembre 2024

Solo pochi giorni fa, dopo una guerra civile durata 13 anni, fa una coalizione di gruppi ribelli ha liberato la Siria dal regime della famiglia Assad mettendo fine ad una feroce dittatura che durava dal 1971. Durante il conflitto più di 13 milioni di persone sono fuggite dalle loro case con circa circa 7 milioni di persone sfollate nel paese e 6 milioni in altri paesi.

Non solo, il conflitto, secondo quanto riportato dalle Nazioni Unite

ha influito sulla capacità di donne e ragazze di godere dei loro diritti più basilari, ad esempio il diritto al cibo e alla salute. In Siria, quasi 6 milioni di persone hanno un disperato bisogno di assistenza nutrizionale, il 74% delle quali sono donne e ragazze. Le famiglie con donne capofamiglia hanno il doppio delle probabilità di segnalare una completa incapacità di soddisfare i bisogni di base rispetto alle famiglie con capofamiglia uomini.

Le persone rifugiate nei campi profughi sono ancora più colpite: il 92% delle famiglie con una capofamiglia che vivono nei campi profughi in Siria segnalano una capacità insufficiente o una completa incapacità di soddisfare i bisogni di base.

Queste problematiche si innestano su un contesto che già di base discriminava pesantemente le donne rispetto agli uomini. Il Global gender gap report del World Economic Forum del 2021 (l’ultimo a includere la Siria), collocava il paese al 152esimo posto su 156 paesi, con un gap di genere del 57% e un divario particolarmente elevato per la partecipazione economica (chiuso al 28, 5%), con una bassissima partecipazione delle donne alla forza lavoro (15,7 %). Matrimoni forzati, e la quasi totale assenza di misure di protezione per le vittime di stupro insieme alla stigmatizzazione e ai pregiudizi nei confronti delle sopravvissute, rendono ancora più preoccupante un quadro già drammatico.

La situazione al momento in Siria è incerta, e non si sa che cosa porterà il futuro, soprattutto per le donne, come nota Mona Eltahawy su The Guardian:

Le donne in Siria che celebrano la distruzione di prigioni e luoghi di tortura che per decenni hanno ospitato migliaia e migliaia di oppositori politici si staranno chiedendo quando saranno distrutte anche le prigioni del patriarcato. Le ragazze indottrinate insieme a generazioni di altri siriani sull’infallibilità della dinastia Assad, vecchia di 53 anni, solo per vederne il crollo, si staranno chiedendo perché “è la nostra cultura” o “è la nostra religione” o qualsiasi altra scusa venga data per stabilire cosa devono indossare, limitare la loro capacità di muoversi liberamente o costringerle a un matrimonio precoce, non possa essere smantellata.”

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