L’Europa nel 2018 si è posta l’obiettivo di diventare, entro il 2050, la prima economia a zero emissioni; l’obiettivo è ovviamente urgente e meritevole, ma che qual è la sensibilità a livello europeo ed italiano verso la crisi climatica e i comportamenti virtuosi rispetto all’ambiente?
Ce lo racconta l’edizione del 2023 del Gender Equality Index, che si concentra sui diversi effetti del cambiamento climatico su donne e uomini, e rileva l’importanza di una “transizione socialmente equa che tenga conto delle esigenze di persone e gruppi specifici.”
I dati raccolti dall’EIGE rilevano che, per quanto riguarda l’Unione Europea, il 62% delle donne ed il 61% degli uomini ritiene che sia responsabilità delle persone cercare di mitigare gli effetti della crisi climatica. In Italia questa percezione è meno diffusa, con percentuali del 50% per le donne e del 53% per gli uomini. Benchè ci sia una percezione leggermente minore delle donne per quanto riguarda la responsabilità personale, tuttavia questa si traduce per le donne, in una maggiore adozione di comportamenti virtuosi: il 32% delle donne in Italia (contro il 27% degli uomini) evita regolarmente di consumare prodotti di origine naturale, il 50% delle donne intervistate evita regolarmente i prodotti in plastica usa e getta contro il 43% degli uomini, ed il 56% delle donne e il 47% degli uomini si orientano verso attività sostenibili per quanto riguarda la cura di bambini/e. Infine, il 67% delle donne e il 62% degli uomini scelgono attività sostenibili per quanto riguarda le attività legate al lavoro domestico.
I dati dell’Istat confermano questa tendenza; infatti, anche se nel nostro paese donne e uomini dichiarano di avere preoccupazioni di tipo ambientale in proporzione uguale, le donne sono in media più attente a mantenere comportamenti ecocompatibili soprattutto per quanto attiene agli acquisti. Secondo l’Istat ”legge abitualmente le etichette degli ingredienti il 40,8% delle donne rispetto al 28,7% degli uomini e acquista come prassi alimenti o prodotti biologici il 15,9% delle donne e contro l’11,4% degli uomini. Le donne sono inoltre in media più accorte a non sprecare acqua (70,2% rispetto al 64,9%) ed energia (72,5% rispetto al 67,0%).”
Questo divario può essere dovuto in parte ad un maggiore coinvolgimento in media delle donne nelle scelte che riguardano l’acquisto di cibo e prodotti per la cura della casa e della persona; come abbiamo scritto nel post Saranno le donne a chiudere l’era del petrolio? A livello culturale e sociale noi donne, volenti nolenti, ci portiamo quindi ancora dietro questa “specializzazione” nella cura delle persone, che non è innata ma ci viene propinata sia nella famiglia che nella società. A prescindere dal nostro effettivo talento e interesse, grazie alla formazione/educazione familiare ricevuta siamo in generale “overskilled” nelle capacità di cura delle persone, così come gli uomini sono “overskilled” nelle capacità di cura delle cose.”
Questo fattore, che vede le donne, volenti o nolenti, ancora principali responsabili del lavoro di cura influenza quindi una concezione dell’ambiente come una risorsa di cui prendersi cura, rispetto a concezioni estrattive dell’ambiente naturale, che spesso sono più associate alla mascolinità.
Detto questo, il maggior impegno concreto delle donne nella protezione dell’ambiente non si riflette in una loro maggiore presenza in settori chiave per la lotta alla crisi climatica, come quello dell’energia e dei trasporti: le donne sono appena il 24% dei/delle occupate nel settore dell’energia in Europa (il 26% in Italia) e sono il 22% delle persone occupate nel settore dei trasporti (20% in Italia).
Anche a livello di leadership politica si potrebbe fare decisamente meglio: tra gli amministratori e le amministratrici senior nei ministeri nazionali che si occupano di ambiente e cambiamenti climatici, in Europa le donne sono il 44% e in Italia sono appena il 39%. Tra i /le componenti delle commissioni parlamentari che si occupano di ambiente e cambiamento climatico, in Italia le donne sono il 40% in Italia e il 30% in Europa.
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