In questo blog parliamo spesso delle donne in politica, evidenziando come spesso si può riconoscere nella loro azione una differenza, una serie di principi differenti, chiamatela pure sensibilità, se volete, dovuta proprio al loro genere e alla diversa scala di valori alla quale vengono educate e formate sin da piccole.
Non siamo quindi rimaste molto sorprese dallo scoprire che tutti i cittadini USA potranno avere tamponi gratis grazie ad una donna, la deputata democratica Katie Porter,
che è riuscita a far passare un provvedimento enorme per un paese nel quale la sanità è tutta privata.
La deputata democratica, e dunque all’opposizione, è riuscita infatti a strappare questo provvedimento all’amministrazione Trump in soli 5 minuti, approfittando dell’audizione che il Congresso ha fatto sul Coronavirus al Dott. Robert Redfield, capo del CDC – il Center for Disease Control, l’agenzia federale statunitense incaricata della promozione della salute e della sicurezza.
La Porter ha iniziato l’audizione con due rapidi conti su una lavagna con i quali ha fatto ammettere al Dott. Redfield che il costo dei tamponi per i cittadini sarebbe di 1.331$ a testa, una spesa insostenibile per troppe persone, soprattutto se indigenti e senza assicurazione sanitaria.
Un pericolo gigantesco per loro e per tutta la collettività
Forte di uno sconosciuto Statuto Federale che lo consente, la Porter ha quindi fatto quindi una sola domanda: “Lei impegnerà il Center for Disease Control, qui ed ora, usando l’autorità che è di sua competenza, a pagare per i tamponi di modo che siano fatti gratuitamente a tutti gli americani, che abbiano o meno l’assicurazione?”
A questo punto non c’è descrizione che renda l’idea di quello che è successo dopo. Vi consiglio di guardare il video della CNN che trovate qui, e di godervi lo spettacolo, anche se magari non sapete l’inglese, che tanto si capisce benissimo lo stesso.
Soprattutto, se siete impegnate in politica o intendete farlo, studiate bene come la Porter riesce ad essere assertiva e determinata: difficilmente troverete un esempio migliore.
Il Dott. Redfield che di fronte alla domanda balbetta e tergiversa, dice che deve vedere, valutare, la Porter che lo incalza, botta e risposta più volte, fino a che lo mette al muro: “La sua risposta non basta. E’ un sì o un no?” A quel punto il miracolo: Redfield si arrende e rende pure l’onore delle armi: “Penso che lei sia una inquirente eccellente, la mia risposta è si”.
Boom!D’ora in avanti tamponi gratis per tutti gli americani, anche quelli senza assicurazione.
Certo, il pacchetto completo è stato poi approvato in Parlamento con una mozione bipartisan, e rimane ancora irrisolto il problema di chi pagherà le cure per i casi positivi. Però come risultato di 5 minuti di intervento, ammetterete, chapeau.
Per la verità non è stata neanche la prima volta che la Porter ha fatto un numero simile, riuscendo anche in altri casi ad ottenere risultati eccellenti in audizioni di solito occasione di passerella per i suoi colleghi, ma non per lei, che adesso è vista giustamente come una vera leader ed un astro nascente del Partito Democratico.
Per quanto il suo carattere sia fondamentale per ottenere questi risultati, è bene però ricordare che la Porter ha imparato la raffinata tecnica psicologica che ha usato e l’atteggiamento giusto da un’altra eccellente politica sua insegnante ad Harvard, Elizabeth Warren, a riprova di quanto sia importante il mentoring tra donne in politica.
Questo successo della Porter ha però qualcosa a che vedere anche con la sua storia personale.
Katie Porter oltre ad essere una parlamentare democratica e una professoressa di legge è infatti una mamma single con tre figli, non esattamente la condizione migliore per fare politica. E infatti in campagna elettorale le hanno subito chiesto: “Se vinci le elezioni, chi si occuperà dei bambini?” La sua risposta è stata: “Sono una professoressa ordinaria, lo sto già facendo. Ho avuto tre bambini durante il percorso per diventare ordinario senza alcun ritardo. So come allevare bambini e lavorare. Metà delle mamme in America sono mamme single, e ce ne dovrebbero essere molte più di noi nel Congresso”.
Come non bastasse, si è poi anche dovuta difendere, egregiamente, dalle insinuazioni che non sarebbe stata in grado di fare bene la parlamentare perché è sopravvissuta ad una gravissima esperienza di violenza domestica sia fisica che psicologica, perpetuata dal suo ex marito e della quale ha raccontato anche i dettagli più horror senza censure.
La Porter ha quindi una storia personale senza dubbio molto forte e diversa da quella, certamente più ordinaria e protetta, di tanti suoi colleghi e colleghe, ma di sicuro comune a tante, tantissime donne.
Un’esperienza che l’ha messa a contatto con i problemi della quotidianità, con la fatica dell’accudimento, con gli abissi della violenza. Davvero pensiamo che tutto questo non abbia inciso in quella sensibilità al problema, in quella determinazione e risolutezza, in quell’approccio responsabile ai problemi collettivi che salverà un numero imprecisato di vite di donne e uomini?
Pensiamoci, a questo, soprattutto quando guardiamo le nostre conferenze stampa politiche sul coronavirus di questi giorni, tutte quasi completamente al maschile, e domandiamoci quante Porter il nostro sistema politico si sarà perso negli anni, e soprattutto come queste avrebbero potuto contribuire alle decisioni e alle soluzioni per il bene di tutti.