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L’Islanda è il paese migliore per le donne ma non è ancora un paradiso femminista

di Federica Gentile | 9 Settembre 2019

Paesaggio in Islanda, il paese migliore per le donne.
Photo by Frank Denney on Unsplash

L’Islanda, secondo il World Economic Forum, è il paese migliore per le donne, con un gap di genere chiuso all’85%. Tuttavia, nemmeno nel paese più femminista del mondo ci si accontenta: la prima ministra Jakobsdottir questa estate ha raccontato al Time (davanti ad un gelato, islandese, naturalmente) che l’Islanda non è  un’utopia femminista: “Se fosse questo paradiso dell’uguaglianza di genere, sarei la tredicesima prima ministra, e non la seconda.”

E considera – giustamente – come un problema il fatto che la violenza domestica sia ancora un fenomeno diffuso che colpisce una donna su cinque. Sul fronte delle pari opportunità il paese “migliore per le donne” ha di recente legiferato per eliminare  il gap di genere nelle retribuzioni che penalizza le aziende che non riescono a dimostrare di pagare uomini e donne la stessa retribuzione per lo stesso lavoro svolto. Malgrado questo, il gap di genere nelle retribuzioni rimane al 22%.

Protezione dei diritti delle donne e dell’ambiente vanno di pari passo, e la Jakobsdottir non è  stata con le mani in mano: l’Islanda dovrebbe diventare un paese ad emissioni zero entro il 2040, passando per una significativa diminuzione delle emissioni entro il 2030, anno oltre il quale l’Islanda dovrebbe anche abolire le macchine a benzina. Certo, come riconosce la Jakobsdottir, l’Islanda è  piccola e quindi la dimensione ridotta consente di perseguire obiettivi ambiziosi in tempi relativamente brevi.

L’Islanda non sarà (ancora) un paradiso femminista, ma di sicuro rimane un luminoso esempio da seguire, o anche solo da copiare.

Fonte: Iceland’s Prime Minister Talks Climate Change and Gender Equality Over Ice Cream