Uno studio condotto in Svezia sulle quote rosa ci dà qualche speranza in questa valle di lacrime che è la politica italiana e anche parecchia di quella internazionale.
Se vi siete ritrovat* ad ascoltare qualcuno che ritiene che le quote rosa non siano meritocratiche, siccome avvantaggerebbero donne non qualificate a sfavore di uomini più qualificati, sappiate che alla prova dei fatti le cose non stanno così.
Lo studio ha rilevato che i leader mediocri (e ne abbiamo a mazzi!) hanno un forte incentivo a circondarsi di “seguaci” a loro volta mediocri, in modo da essere sicuri di rimanere al potere (quanta verità!). Fortunatamente, le quote rosa non favoriscono tale sistema, anzi. Lo studio ha dimostrato che un aumento della rappresentanza femminile del 10% ha aumentato la quota di uomini competenti del 3%, ma non la competenza delle donne politiche – che probabilmente erano gia’ abbastanza competenti.
Non solo, i leader mediocri sono o esclusi dalla competizione politica o danno le dimissioni con l’avvento di una maggiore parità di genere;
un aumento della percentuale di leader competenti implica anche una selezione di candidati/e politici a loro volta più competenti, innescando un circolo virtuoso piuttosto importante. Si tratta di uno studio basato su un solo paese, ma sicuramente rappresenta un argomento decisamente a favore delle quote rosa. Di “far fuori” (metaforicamente, eh) uomini mediocri dall’arena politica abbiamo un grandissimissimo bisogno. Ovvio che poi bisogna sempre stare all’erta per vedere che tipo di donne vengono candidate.
Per quanto riguarda l’Italia, le donne elette in Parlamento nel 2018 erano il 34%, collocando il nostro paese al 38esimo posto della classifica del World Economic Forum per empowerment politico delle donne, ma il fatto di avere un buon numero di donne elette in Parlamento non ci ha salvato da un governo tremendamente sessista. A livello di donne al Governo, il Governo Conte aveva appena il 17,1% di donne nel Governo collocando invece il nostro paese tra gli ultimi posti in Europa per presenza delle donne al Governo. La presenza quantitativa delle donne al governo va poi valutata anche in relazione all’attribuzione dei ministeri; troppo spesso infatti le donne sono relegate a ministeri che sono una sorta di estensione della sfera domestica e delle attività di cura ancora oggi considerate più consone per le donne: Ministero all’Istruzione, alle Politiche sociali, alla Sanità, alle Pari opportunità ecc.
Bisogna anche aggiungere che nel nostro paese le quote rosa, che pure sono previste dalla nuova legge elettorale, vengono regolarmente aggirate, come documentato da La Voce.
Passando dall’ambito politico a quello economico, in Italia la legge Golfo- Mosca, che prevede quote rosa negli organi di amministrazione e controllo dei consigli di amministrazione e dei collegi sindacali ha avuto risultati importanti, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Infatti “[A marzo 2019] i board delle società pubbliche erano costituiti per il 32,6% da donne. Le donne rappresentano il 28,5% dei componenti dei consigli di amministrazione e ricoprono più di un terzo delle cariche nei collegi sindacali (33,4% e 41,7% rispettivamente con riferimento ai sindaci effettivi e ai sindaci supplenti”. Nei consigli di amministrazione sono anche aumentati i laureati e le laureate, aumentando così anche in questo caso la competenza della classe dirigente.
Inoltre, con una presenza delle donne pari al 40% “un aumento di un punto percentuale della presenza delle donne in CDA porta ad un miglioramento del Roa (Return on assetts) di poco più di un punto percentuale.” Tuttavia, bisogna considerare che è necessario comunque avere una percentuale di donne superiore al 20% per avere questi risultati.
In conclusione, le quote rosa sono uno strumento importante che permette alle donne di accedere a posizioni di potere dalle quali sono state tradizionalmente escluse, e di promuovere un cambiamento culturale per cui diventi finalmente normale vedere donne al potere, in politica come in economia.